Solo dei verbi?, Twincest.

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Siusha
view post Posted on 6/1/2009, 12:07




Ci tengo particolarmente a ficcy. Mi raccomando siate buone. *-*

ATTENZIONE!: Questa ff contiene sesso, violenza e linguaggio violento. Io vi ho avvertite. u.u


CAPITOLO 1: DOVERE

SPOILER (click to view)
-Smettila!
-Cosa c'è, non ti piace più?
-Basta!
La voce echeggiava nella camera rompendo il silenzio.
-Almeno fammi venire...
-Tom basta!
Continuava con i suoi movimenti ritmici, ancora avanti e indietro, avanti e indietro, stava provando troppo piacere; no, non riusciva a staccarsi da quello splendido amplesso, ancora sospiri, movimenti veloci; ora più decisi. Non che gli fregasse qualcosa di suo fratello, ma principalmente aveva solo voglia di vederlo dall'alto, comandandolo e sentendosi più potente.
-Ti prego finiscila!
-Vengo..
E quando lo disse lo fece davvero, cazzo come lo odiava Bill, sentirlo dentro più di prima lo fece sobbalzare.
Venne, venne dentro quel magnifico corpo, venne entrando ancora di più, con troppa forza, si fermò con la fronte imperlata di sudore, quelle goccioline lo facevano quasi brillare sotto la luce fioca della camera. Valutò la situazione.
-Levati.
Levati. Imperativo.
-Sei uno stronzo.
-E' stato fantastico come sempre. Ora togliti dai piedi, te l'ho già detto prima, che ci fai ancora qui?
-Hai rotto le palle capito?
-Come ti permetti? Devi obbedire! Togliti ora!
-Vaffanculo!
Si levò, stava ansimando per il dolore, tossì due volte come se avesse qualcosa incastrato nella gola, aveva ancora quel fottuto groppo che lo faceva respirare male, ogni volta era così, e a rimetterci era sempre e solo lui; prese il lenzuolo che penzolava dal letto e cercò di coprirsi, era tremendamente imbarazzante sentirsi usato in quel modo, coprì la sua nudità piangendo, Bill ultimamente passava troppo tempo a piangere, eppure non poteva farne a meno, in qualche modo riusciva a trovare uno sfogo nelle lacrime, sfogo assai limitato, in realtà piangere non gli serviva praticamente a nulla. Tom se ne era accorto, e quelle stupide lacrime senza significato lo facevano incazzare, eccome se s'incazzava. Bill, quel deficente egocentrico ora aveva tutte le sue attenzioni; e invece di esserne contento cosa faceva? Piangeva. Lo odiava dopotutto.
A Bill faceva paura il fratello, veramente paura, era violento in qualsiasi gesto, e quella violenza la sentiva arrivare anche dalle parole; Tom non parlava molto, eppure quelle uniche cose che diceva lo facevano intirizzire, il cuore veniva strizzato in una morsa e..Beh..Non riusciva a rispondergli come avrebbe voluto.
-Dove vai?
-Che ti frega?
Ecco un esempio. Non avrebbe mai voluto rispondergli in quel modo. Avrebbe preferito girarsi, sorridere maliziosamente e rispondere un secco: vieni con me?
Un momento. No. Non poteva pensarlo davvero, cazzo lo violentava! E la situazione non era per nulla buona.
-Ti ho chiesto dove vai!
Gli si rigirò lo stomaco.
-A farmi una doccia, ora che lo sai ti cambia qualcosa?
No, stava sbagliando tutto. Tutto.
-Pf, non ho voglia; passami quella maglietta!
Non aveva voglia. A dire la verità in tutto e per tutto, Bill non si aspettava quella risposta, o meglio, non voleva quella risposta. Corrucciò la bocca e puntò lo sguardo verso terra, vide la maglia del fratello accartocciata accanto alla porta del bagno, si abbassò lentamente tenendo puntato lo sguardo su di Tom, lo vide sorridere e maliziosamente toccarsi ancora lì dove si sprigionava tutto il suo piacere.
Prese la maglia in mano e ancora a bocca aperta si drizzò in piedi reggendo ancora il lenzuolo davanti a sé.
-Tieni!
Buttò lo straccio addosso a Tom e se ne andò in bagno senza voltarsi, l'aria dentro quella stanza sembrava più calda e accogliente, buttò il lenzuolo a terra e chiuse a chiave la porta, se solo Tom avesse saputo il perché di quel gesto.. Non era solito chiudersi in bagno, il fatto che il fratello avesse potuto vederlo mentre...mentre era sulla tazza ad esempio non lo sfiorava minimamente.
Aprì lo sportello della doccia e tirò fuori dall'armadio un asciugamano che posò sul mobiletto accanto al lavandino; le mani erano fredde e screpolate, aveva bisogno di curarle un minimo, era praticamente da una settimana che non curava nemmeno le unghie; non era da lui.
Si fermò a rimirare quelle dita ormai sfatte, deboli, puntò gli occhi sul petto.
-Stronzo!
Aveva il petto sporco, non si era nemmeno accorto che il lenzuolo era macchiato dal liquido di Tom, come cazzo era possibile? Non gliene andava una per il verso.
Lo odiava.
-Ti ho sentito sai? Ti dico solo che se risento qualcos'altro: un'altra parola, non so cosa ti faccio!
La voce rimbombava da dietro la porta, lo initmorì; ok, doveva rimanere zitto.
Ma quanto gli piaceva sentire il fratello trattarlo così, con tanto riguardo. Effettivamente Tom lo controllava nei minimi particolari, eppure non sapeva cose che lo avrebbero cambiato nel modo di comportarsi col gemello, non sapeva QUELLA cosa, soprattutto quella.
Aprì l'acqua fredda e ci si fiondò sotto senz'alcun indugio; la differenza di temperatura che prima lo impauriva ora era solo un debole ricordo.
Passò mezz'ora, forse tre quarti d'ora, un'ora, Tom si era addormentato sul divano con la televisione accesa e vestito solo della maglia gigante, aveva ancora il telecomando in mano, il braccio sinistro ciondolava toccando terra, se c'era una cosa che Bill invidiava del fratello era l'indifferenza e il disinteresse che riusciva ad avere anche in quella situazione.
E ora si trovava lì: Bill era chino sul wc ansante per la rabbia e la disperazione, ancora in accappatoio, ancora bagnato; la mano sull'orlo fatto in ceramica tremava, aveva gli occhi vermiglio e dagli angoli uscivano lacrime forzate. Ancora una volta quelle due dita in gola e un'altro conato lo spinse ad avvicinarsi ulteriormente, stava vomitando, di nuovo, ancora una volta. Qualche acido lo disgustò, aveva lo stomaco vuoto; non aveva mangiato niente prima eppure..Inutile, allo specchio si sembrava quasi grasso. Stava diventando malato? Malato?
No, cazzo. Non era malato. Lui faceva solo quello che doveva fare. Il rifiuto di Tom, quel rifiuto che aveva fatto poco prima lo aveva scosso. C'era qualcosa che non andava in lui, da un sacco di tempo, da quando aveva iniziato ad usare la violenza contro di lui, e perché no anche contro sé stesso.
Tirò lo sciacquone levandosi i capelli di davanti, avrebbe voluto tagliarli una volta per tutte. Andò al lavandino dove era postato lo specchio; si guardò ancora, Dio, sempre grasso, quella piccola imperfezione riusciva sempre a trovarla; la seconda costola partendo dal basso non si vedeva ancora bene, e a lui non piaceva affatto. Sembrava strano ma quello che faceva era solo per completare quel qualcosa che dentro di sé pareva vuoto, doveva completarlo svuotandosi: non c'era poi una cosiddetta logica, ma per lui sì, ed era questo che contava. Stava lì a soffrire e a farsi male DA SOLO, perché era lui che lo voleva, anzi no! Doveva! Doveva perché secondo lui era un suo dovere, una regola precisa e inviolabile che non avrebbe potuto dimenticare facilmente se voleva veramente raggiungere la SUA perfezione. Doveva farlo punto e basta, così si sarebbe sentito meglio-e il che era soltanto una sciocca persuasione- la sua mente forse si sarebbe sentita meglio; ma il corpo affatto.
Stava dimagrendo a dismisura, era diventato un morto vivente, pallido, secco e soprattutto, senz'alcuna emotività negli occhi, quel turbamento li rese spenti, spenti da quando aveva avuto quei comandi dal fratello, ai quali si aggiungeva quella consuetudine tramata dalla sua testa: Tom lo sconvolgeva più di tutto. Era cambiato, cambiato in seguito al suo cambiamento. Il che lo fece pensare un attimo, se avesse smesso, la situazione sarebbe rimasta uguale?
Sì.
Quella fu la risposta momentanea, decise di ripensarci ancora. Ma se Tom era cambiato a causa del suo cambiamento, dovuto a sua volta al cambiamento di Tom...
Un momento..
Si stava confondendo. Strizzò gli occhi in cerca di una soluzione.
-Pensa, pensa, pensa...
Stava sussurando per non farsi sentire, avrebbe avuto voglia di gridare, ma non lo fece. La testa sembrava scoppiargli da un momento all'altro, iniziò a sudare.
-Siamo cambiati nello stesso, medesimo... Momento.
Rimase esterefatto da quello che aveva detto.
Se fosse stato così, Tom non poteva essere la sua scusante, no. Perché se fossero cambiati nello stesso momento avrebbe voluto dire che Bill voleva farsi del male indipendentemente dal fatto che Tom lo usasse, e così per suo fratello. No, non andava bene quell'ipotesi-anche se devo dire che era molto plausibile- Poteva aver sbagliato qualche calcolo tutto qua. Sì, era la sua testolina che aveva rigirato un po' le cose, ed era inutile rigirarle se ormai aveva la propria idea.
Lui si faceva male per colpa di Tom. Punto. Riuscì a convincersi.
Sorrise segretamente e prese lo spazzolino da denti, vi mise il dentifricio sopra e lo portò alla bocca, iniziò a muoverlo nella cavità orale disgustandosi, quei movimenti gli ricordarono troppo le esperienze passate con Tom, e purtroppo quella sensazione l'avrebbe dovuta sorbire ancora ogni mattina, e ogni sera, e ogni volta che si vedeva poco magro...O che semplicemente non si piaceva.
Al solo pensiero gli girò la testa.
Dopo essersi asciugato il viso notò ancora quell'imperfezione, la maledì, maledì sé stesso per il fatto che non riuscisse a controllarla. Prese il profumo appoggiato sul mobile e ne spruzzo una grande quantità in aria e su di sé, era chiaro che voleva ben coprire le tracce.
Ancora in accappatoio uscì dal bagno chiudendosi la porta alle spalle e trovatosi in camera prese i primi vestiti che aveva trovato appesi all'attaccapanni. Si avviò in salotto dove vide Tom dormire ancora, fece per non farsi sentire, girò al largo dal divano con gli occhi bloccati su quelli chiusi del fratello e si diresse verso la cucina, la finestra aperta aveva reso l'aria fredda e pungente, la chiuse immediatamente, si sentiva debole.
La voglia di mangiare gli balenò la mente. Aprì il frigorifero e tirò fuori del latte, iniziò a berlo avidamente dalla scatola, si disgustò per il sapore, il dentifricio lo aveva cambiato, sputò tutto nel lavello e si asciugò la bocca con lo scottex, posò il latte accanto al frigo e ad un tratto si sentì debole, lo stomaco si stava contorcendo dal dolore, si toccò la pancia massaggiandola e cercando di trattenere un sospiro, sembrava cadere da un momento all'altro, si sentiva così stanco.. tuttavia sembrava quasi fluttuare nell'aria, la vista gli si offuscò leggermente, stava guardando il vuoto intorno a sé con occhi di bambino, barcollò appena.
-Cosa cazzo hai fatto?
Si girò di scatto vedendo la sagoma opaca del fratello che si avvicinava.
Dio, si era svegliato, e questo non andava per nulla bene.
Cercò di fingere, di far vedere che stava bene; ma lui NON stava bene, affatto.
Aveva l'aria vissuta, e le occhiaie incorniciavano gli occhi più del solito.
Tom lo prese per le spalle guardandolo. Lo vide chiudere gli occhi e barcollare, sembrava quasi ubriaco: no. Non era ubriaco, cadde a terra in preda allo sforzo che aveva fatto fino a quel momento solo per stare in piedi. Tom non era del tutto lucido, ma capì la gravità della situazione, o almeno, vide che qualcosa di grave era successo, qualcosa fuori dalla normalità, così cercò di svegliare Bill tirandogli qualche schiaffetto sul viso, lo scosse più volte.
-Bill svegliati! Tu devi svegliarti!
Ancora quella parola, quel “devi” che cambiava tutto il significato della frase.
Gli veniva quasi spontaneo dirlo.
Non si svegliava. Dopo tutti quei richiami non si svegliava. Lo avrebbe ucciso per questo.
Tom odiava quando il fratello non obbediva.
Odiava l'indifferenza ai suoi comandi.
Lui voleva comandare su tutti, doveva! Perché a lui piaceva così, voleva tutti ai suoi piedi, voleva rimanere superiore.
Ma quando aveva ormai capito che Bill non si sarebbe svegliato, perse quasi le forze; era la prima volta che non obbediva, la prima in assoluto, lo stupì in un modo incredibile.
Smise di sollecitarlo e lo lasciò a terra quasi buttandolo con le proprie mani.
Se ne andò in camera, si vestì in fretta e furia, prese dei boxer a caso, dei pantaloni, una felpa grigia dell'adidas e uscì di casa senza alcun interesse per il fratello. Fuori l'aria era gelida, la nebbia stava salendo lentamente e il cielo si era colorato di bianco.
Tom entrò in macchina e partì. Stava ascoltando la solita musica hip-hop, stava andando da Pauline. Passò il semaforo ancora rosso, aveva fretta, cazzo se aveva fretta; incrociò la via principale e girò a destra fino ad arrivare ad una casa color nocciola, entrò nel cortile e parcheggiò la macchina; vi uscì e si avviò verso l'ingresso. Aprì la porta con le chiavi che aveva in tasca ed entrò.
-Pauline, vieni qui!
Vieni. Imperativo.
-Arrivo tesoro!
Una voce cupa e dolce arrivò dalla camera accanto facendo sobbalzare il ragazzo.
-Non chiamarmi tesoro.
Lo disse con tanta perfidia nascosta dal tono freddo e alterato, mentre con gli occhi stizziti cercava la ragazza., la vide entrare sorridente, con quei suoi capelli ricci e biondi cadenti delicatamente sugli occhi azzurro scuro, indossava una leggera vestaglia color rosso porpora, contornata da pizzo dello stesso colore. Era magra, sì. Esageratamente magra. E sì, forse era proprio quello che piaceva a Tom di lei, aveva i polsi fini come le braccia, due piccoli bastoncini che parevano staccarsi da un momento all'altro. Le gambe erano fini e la pelle chiara e spenta.
-Mi volevi?
Sorrise maliziosamente spostando il peso sul fianco sinistro, era scalza e le si vedevano dei brivide sulle cosce.
-Ho voglia.
Sospirò quasi.
-Questa è nuova!
Sorrise alzando gli occhi al cielo.
-Non scherzare. Ho voglia, ora e qui.
-Ok, ok. Che è successo? Il tuo fratellino ha avuto paura?
Ironizzò. Sapeva benissimo che faceva male. Ma in quel momento non gli uscì nulla di migliore.
-E' svenuto.
-Merda ma che ci fai qui allora?
-Gli ho ordinato di svegliarsi e non lo ha fatto!
Parlava stando immobile col corpo e fisso sulla ragazza, la guardava attentamente negli occhi. Pauline sapeva il perché, aveva quella strana attenzione solo quando stavano per litigare, si sentì impossessare dallo sguardo del ragazzo.
-Tom sei scemo?
Sbottò lei senza pensare a quello che aveva detto.
-Come scusa?
-Ehm, aspetta mi correggo. Ma sei matto?
Meglio. Tom non tollerava gli insulti. Anche i minimi.
-Perché?
-E se non si sveglia più? E se ha bisogno di un'ambulanza?
-Non ha obbedito.
-Ho capito.
La ragazza prese il cellulare posato sul mobile accanto al ragazzo con passo marcato e chiamo la guardia medica. Beh, sapeva che non sarebbe servito quasi a nulla dato che Bill se era ancora a terra svenuto non poteva aprire la porta e accogliere come se nulla fosse qualsiasi persona arrivata, ma non poteva andarci personalmente, Tom non avrebbe voluto, soprattuto ora che aveva quella voglia addosso.
-Pronto? Sì, si può mandare un'ambulanza in via ***? Ok grazie. Bene.
-Hai finito?
La guardò con disprezzo.
-Che?
-Ti ho detto che ho voglia.
-Allora vieni qua.
SPOILER (click to view)
Lo trascinò sul letto per la felpa, dopo aver buttato a terra il cellulare, lo carezzò sul viso attirandolo a sé per un bacio che ottenne facilmente, ma Tom non voleva baciare ora, la spinse ancora indietro togliendole la vestaglia di raso velocemente. E ora si toglieva quella felpa maledetta, mentre con la lingua andava a esplorare il collo della ragazza, così liscio e delicato.
Pauline sentiva bene l'eccitazione del ragazzo, lo sentiva al di fuori dei pantaloni, e caldo, emanava tanto calore, lo spogliò con così tanta cura che Tom poteva anche non essersene accorto, lo baciò più volte, sentendo che era completamente passivo, cercò di incrociare i suoi occhi più volte invano, sembrava che Tom lo facesse solo perché doveva farlo, come se fosse predisposto. Niente di più, niente di meno... Si fermò.
-Tom? Ci sei?
Nessuna risposta. Il ragazzo alzò gli occhi più ostili che mai e incontrò quelli della ragazza.
-Scusa, è che..
Non finì, prese Pauline per i fianchi e la scaraventò sul letto sdraiandola completamente. La ragazza sgranò gli occhi, non si era mai comportato così..
E ora con le mani dietro di sé appoggiate sul letto lo vide avvicinarsi ulteriormente mentre si slacciava i pantaloni che non riuscivano a nascondere quel rigonfiamento. Tom salì sul letto quasi gattonando e spogliò la ragazza degli ultimi stracci che aveva addosso. Le tirò un'altra spinta sulla spalla, ancora più forte della prima. La ragazza si accasciò sul letto dopo aver ricevuto quel colpo alla schiena, si portò la mano destra alla fronte e con gli occhi chiusi e appannati cercò di mettersi a sedere. Aprì gli occhi stanchi e incontrò quelli di Tom che l'addentravano completamente. Arrossì dolcemente sulle gote.
-Perché lo hai fatto?
Lo chiese ancora frastornata dall'ultimo colpo. Tom aveva il suo sguardo interrogatorio su di sé.
-Non guardarmi.
-Cosa..
Sorrise istericamente.
-Cosa intendi?
-Non guardarmi puttana!
Il sorriso sparì.
La ragazza trasalì, non le aveva mai dato della puttana.
-Come..Come ti permetti? Stupido bambino!!
In effetti aveva molti più anni di Tom, ma questo non la rendeva né più stupida, né più...né più...semplicemente non dimostrava la sua età.
-Cazzo hai detto?
Tom la prese per i fianchi e la penetrò con veemenza e sorrise guardando il soffitto.
Pauline strizzò gli occhi gemendo, non aveva mai usato tutta quella violenza, si mise quasi paura. Sentì Tom iniziare a muoversi dentro di lei, così forte, così deciso.
-Basta Tom!
-Ma che avete tutti?
Non riusciva a capire, anche lei ora faceva storie.
-Mi stai...facendo male.
-Smettila e taci!
La ragazza non trattenne un urlo. Stava iniziando a sudare anche alle mani, stava reggendosi al cuscino ansimando.
-Vedi che ti piace?
-Tom smettila!
Urlò con le lacrime agli occhi. Pauline pensò davvero che questa era la volta buona per farle davvero male, come in tanti avevano provato, le girò la testa.
-Finiscila!
-Dai! Dimmelo ancora! Mmm, sei così eccitante quando urli!
-Basta!
-Sì!!
Venne, venne ancora. Venne in due situazioni differenti ma così uguali. Tom non stava bene, no.
Tutta colpa di Bill, tutta colpa del suo nuovo abbigliamento, tutta colpa del suo nuovo comportamento. Cosa cazzo era successo? Drasticamente aveva iniziato a bere più del dovuto, aveva iniziato a tornare a casa accompagnato da qualcuno in macchina; stava diventando disperato. Già, perché lui sapeva benissimo la situazione di Bill, sapeva benissimo cosa stava a fare a giornate in bagno, e così lui beveva. Beveva per dimenticare, per riuscire a fare cose che da lucido non avrebbe potuto fare, per riuscire a non pensare alla situazione di merda in cui si trovava. Pauline sapeva con chiarezza che quando si rivolgeva a lei era successo qualcosa, andava a letto con Tom solo quando lui ne aveva bisogno; per le altre cose aveva Bill a disposizione; adorava quel ragazzo, lo aveva visto sì e no forse solo due volte, ma di quelle volte le era rimasto impresso il sorriso, il sorriso che aveva quando ancora Tom non beveva, i suoi occhi lucidi e sprizzanti di gioia e serenità, era un ragazzo stupendo; ironia della sorte lo vide -la seconda volta intendo- dopo il cambiamento. Aveva notato l'immensa serietà che trasmetteva nei movimenti che faceva.
Era diventato triste. Quando lo notò le si contorse il cuore per il dolore. Gli occhi erano spenti e vuoti e la maggior parte delle volte puntati a terra, come se avessero avuto paura di alzarsi. Colpa di Tom. Ma come mai era così difficile la situazione? Come mai così difficile dare spiegazioni? Tom era cambiato a causa del cambiamento di Bill, che era dovuto a sua volta al cambiamento di Tom. Smise di farsi quei ragionamenti contorti nella mente.
-Tom, fatti riguardare.
-Taci!
-Tom te lo dico veramente, stai male! Credi che io abbia provato piacere? Credi che io sia contenta?
-Smettila che hai goduto!
Sorrise.
-Questo lo credi te!
-No, lo so benissimo. Vieni qui.
SPOILER (click to view)
Tom prese la ragazza avvicinando la sua testa al suo membro ancora duro. La prese fra le mani e la strinse forte a sé, Pauline gemette.
-Ti piace eh?
Basta, doveva smetterla, la ragazza lo spinse staccandosi.
-Stronzo!
Bene. Il secondo stronzo che aveva ricevuto. Era compiaciuto, ancora fuori di sé e molto, molto compiaciuto.

Ditemi se vi piace e continuo.
 
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»Sublime~Nightmares«
view post Posted on 6/1/2009, 12:32




C o n t i n u a.
Imperativo u.u

Mi piace, moltissimo!
Non ho tempo di fare un commento decente, lo faccio stasera *-*
Sappi però che la adoro, è molto interessante e scritta bene.

Baci ^^
 
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Siusha
view post Posted on 6/1/2009, 13:28




Grazie *___*


:-tet:
 
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»Sublime~Nightmares«
view post Posted on 7/1/2009, 21:09




Continua :-tet:
 
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Siusha
view post Posted on 7/1/2009, 21:51




Ormai devo postare domani..
Fra 10 minuti devo andare e devo modificare due cosucce.
SPOILER (click to view)
E chi se ne frega? -.-'


 
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ShouldBeHappy(:
view post Posted on 7/1/2009, 22:09




:-tet: poi dici perchè la gente muore :diobubù:
continua = imperativo forzato! :diobubù:
 
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~ M a
view post Posted on 8/1/2009, 20:42




TI ODIO :==:

No, ma sul serio.
Io avevo smesso di leggere FF.

MA QUESTA E' STUPENDA


CONTINUALA SUBITO
 
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Siusha
view post Posted on 8/1/2009, 21:03




CITAZIONE (~ M a @ 8/1/2009, 20:42)
TI ODIO :==:

No, ma sul serio.
Io avevo smesso di leggere FF.

MA QUESTA E' STUPENDA


CONTINUALA SUBITO

Sto rimodellando il secondo capitolo. Appena pronto lo posto subito. Lo voglio perfetto.
 
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Siusha
view post Posted on 8/1/2009, 22:03




Avrei da riguardarlo. Ma lo farò avanti. Eccezionalmente la posto. *-*

CAPITOLO 2: SOFFRIRE

Cos'è la sofferenza?
Bill ogni giorno se lo chiedeva, eppure non riusciva a trovare spiegazione, nessun risultato. Forse in realtà c'era una risposta: quegli occhi rossi che lo accompagnavano ogni volta in salotto, dove si ritrovava sotto quell'enorme felpa che copriva una parte di lui, il mento appoggiato alle ginocchia, gli occhi spenti..
Tom non se ne accorgeva mai.
Vedeva il proprio fratello soffrire sotto i suoi occhi e faceva finta di nulla, o meglio; non riusciva a vedere ciò che accadeva veramente.
La televisione era spenta, nera, vuota. Il suo sguardo ricadeva ancora su di essa, sembrava che il ragazzo non vedesse nulla, che stesse guardando il vuoto.
Bussarono alla porta.
Nessun movimento.
Bussarono ancora.
Il ragazzo si alzò come se fosse paralizzato nel collo e nel petto, le braccia ferme e le gambe quasi elettriche. Il passo marcato creava quel piccolo fruscio prodotto dalla moquette in alcuni punti umida.
La porta si aprì scricchiolando leggermente.
-Ci hanno chiamato, c'è qualche problema?
Un uomo munito di valigetta e affannato dal freddo circostante sbuffò guardando il ragazzo in faccia.
-No.
La porta si richiuse. Gli venne quasi da ridere. Aveva appena cacciato un uomo sconosciuto in un modo assurdo. Rise davvero di gusto.
La temperatura nelle stanze era alquanto accogliente, si stava bene dopotutto rinchiusi in casa a meditare su sé stessi.
Quell'anima che sembrava quasi fluttuante nel camminare, ora si stava di nuovo dirigendo in bagno, la luce era ancora accesa.
Sempre lo stesso episodio, lo stereo portatile acceso per mettere una canzone a caso, appoggiato sulla mensola presso il lavandino, la mano che reggeva i capelli...E gli occhi rossi.
Uno sciacquone.
Ancora uno.
-Non sto bene.
Ne era consapevole. Quella musica hardcore stava rimbombando sulle pareti, arrivava alle sue orecchie più forte di prima, sentì la pancia contorcersi e farlo ansimare.
-Aiuto.
Sospirò.
Stava chiedendo aiuto?
Lo voleva veramente? Si ritrovò di nuovo davanti a quello specchio: si girò di fianco rispetto ad esso e appoggiò le mani sui fianchi ormai visibili anche troppo, non ci stava credendo. Era quasi dimagrito-naturalmente secondo lui-e ora si vedevano anche le costole, molto più accentuate. La pancia non esisteva quasi più, era come risucchiata in dentro, e la cassa toracica era esageratamente sproporzionata per quel fisico scheletrico.
Quella sofferenza mentale lo stava facendo impazzire.
I capelli erano umidi, stava boccheggiando, cercava di lavarsi il viso con le mani tremanti, aveva i brividi su tutto il corpo. Soffriva.
Alzò di nuovo lo sguardo e vide i suoi occhi color sangue, qualche minuto immobile, infine si alzò completamente e urlò con le mani al cielo e la bocca umida.
-Sto bene!
Non era vero.
Non era affatto vero.
Voleva convincersi, voleva vedersi soddisfatto, voleva essere quello che non era e non poteva essere.
Il cielo stava imbrunendo. Nessuna traccia di Tom, nessun ordine, costrizione, il ragazzo moro si avviò per la seconda volta nella giornata in cucina, aprì come nella prima il frigo e questa volta prese uno yogurt liquido.
-Questo forse non mi farà ingrassare.
Lo bevve tutto d'un sorso, non ne ebbe abbastanza, ne prese un altro e lo ingoiò come prima; si muoveva furtivo e pauroso, stava peccando -secondo i suoi ”regolamenti”- finì di bere la seconda bottiglietta e la buttò a terra incurante dell'ordine che ci sarebbe dovuto essere.
Si diresse verso il salotto e si sedette sul divano coprendosi come al solito con la felpa, una delle felpe di Tom impregnate del suo profumo, appoggiò la fronte alle ginocchia e meditò.
Stava soffrendo.
Bussarono alla porta.
Bill si alzò facendo cadere la felpa a terra, con passo veloce arrivò alla soglia, aprì e senza riguardo gridò contro alla persona davanti:
-Hai rotto il cazzo! Viaaaaaa! Vai via! Non ho bisogno di voiii!
Ok. Aveva un po' esagerato.
-Bill?
Il moro aprì gli occhi come se fosse stato appena svegliato.
-Tom??
Indietreggiò bruscamente, non avrebbe dovuto farlo. Stava di nuovo tremando, molto, i denti battevano come se avesse freddo, ansimava.
-Te! Imbecille! Non mi hai obbedito! Vai in culo!
Diede uno schiaffo al fratello.
-Tom per favore..ascoltami..
-Sei uno stronzo! Smettila!
Un altro schiaffo. La guancia di Bill continuò a tremare anche dopo l'urto, cadde a terra, le gambe non lo ressero, chiuse gli occhi e si rannicchiò. Stava per succedere di nuovo: non voleva, non voleva soffrire così tanto.
-Tom! Basta! Sei ubriaco! Non capisci nulla!
Singhiozzava con la voce che appena riusciva a uscire dalla gola, Tom gli stava tirando dei calci alla vita, alla pancia.
-Smettila! Non sai nulla di me! Smettila!!!
Era violento.
Bill stava soffrendo.
Le mani del rasta arrivarono a prendere il collo del fratello alzandolo.
-Spogliati.
-No.
-Spogliati!
-NO!
Nulla.
E come un cane con la coda tra le zampe che non obbedisce al padrone perché stanco di essere usato iniziò a singhiozzare più forte, guaiva sotto l'enorme violenza.
SPOILER (click to view)
Ma il che non era servito a nulla, un padrone non si commuoverà mai per la sua cavia, e infatti Tom sapeva ciò che voleva fare, la mano destra era entrata dentro i pantaloni di Bill e ora stringeva, stringeva forte.
-Tom...
Strinse i denti chiudendo gli occhi.
-E' questo che vuoi?
Si era avvicinato all'orecchio destro del moro sospirando dolcemente.
-Tom basta..
La mano stringeva ancora, una sofferenza immane pervase il corpo di Bill, sentiva il fiato lasciarlo solo e ora un calcio lo fece cadere di nuovo a terra, inerme; come una misera bestia sotto le mani del suo padrone.
-Su che ci divertiamo..
Sorrise leccandosi ancora il piercing brillante sotto la saliva.
Ora Tom stava cavalcioni su di Bill tenendo le mani ferme a terra come due morse, gli occhi si incontrarono per un istante, erano cambiati, bastò quel piccolo istante di incrocio e Bill si rese conto che quello davanti a lui non era più suo fratello, era una creatura inimmaginabile, un drago che avrebbe divorato la sua preda dopo averla bruciata sotto i suoi occhi con il suo respiro di calore, con il suo sguardo assassino, capace di tutto, perfino di richiamare la morte.
I pantaloni della vittima vennero tirati giù fino alle ginocchia. Scesero graffiando la pelle vergine del ragazzo.
-Piegati..
Sul viso di Bill comparvero lacrime copiose, piccole lacrime luminose che scorrevano velocemente e in un modo così fluido...
-Smettila di piangere, figlio di puttana!
-Tom.
Miagolò.
La moquette bagnata quasi scricchiolava sotto i movimenti di Bill.
Tom entrò dentro suo gemello con noncuranza, entrò dentro con violenza. Gemette, quella piccola fessura lo faceva sentire sempre così vivo, ne aveva bisogno ancora, e ancora; doveva avere Bill sotto il suo potere. Fuori pioveva, il cielo grigio ormai scuro dava posto solo alla timida luna che riusciva a illuminare appena il paesaggio, tetro e buio come ogni notte, ogni notte vissuta in quello stato.
Bill stava soffrendo.
E come un lupo mannaro che sotto la luna piena si sveglia, Tom sotto la pioggia rivelò la sua parte violenta.
I suoi movimenti diventarono più decisi e forti, era inginocchiato e Bill gli stava davanti, con la schiena parallela a terra e le mani che stringevano dannatamente la moquette; le vene gli si dilatarono e sembravano uscire fuori dalla sua pelle pallida. Il fatto che Bill non volesse essere usato irrigidiva il suo corpo, e questo a Tom non piaceva per nulla, non riusciva a mantenere la situazione come voleva.
-Rilassati Bill..
-Non voglio..
-Sì che lo vuoi, provaci..
La schiena di Bill fu pervasa da brividi, la voce di Tom sembrava tanto dolce in quel momento, sembrava strisciare su tutto il corpo e arrivare al cuore passando dalla bocca, gli si era quasi bloccato il fiato; chiuse gli occhi e tirò un forte sospiro, sentiva la sua anima essere come sfiorata da quella voce. Le mani di Tom scivolavano sui fianchi del fratello, la pelle era diventata umida e calda. I muscoli del moro per un momento si rilassarono appena.
-Tom, basta...
Eppure ora non sentiva il bisogno di smettere, il peggio sembrava passato, come credeva lui -o almeno sperava- solo pochi secondi e la situazione sarebbe cambiata.
E infatti cambiò.
A quel basta, a quella parola, Tom sentì il bisogno di far vedere ancora chi comandava la situazione, inutile dire che accelerò il ritmo, ma la cosa più insolita fu che con la mano destra prese i capelli corvini di Bill e li tirò a sé facendo così incurvare ulteriormente la schiena del fratello, la vedeva liscia e candida sotto i suoi occhi nocciola, la tirò ancora per avvicinarla, continuando fino a non sentire una certa resistenza, poi con l'altra mano passò a graffiare quella pelle sensibile fino al sangue, che ora coronava le dolci linee di Bill e che scorreva senza trovare ostacoli su quel liscio e umido piano, quel sangue che ora veniva quasi bevuto da Tom, che lo assaporava sentendo quel buon sapore metallico, eccitante ed estasiante; e mentre con la lingua lambiva quelle giovani ferite, con la mano peccatrice graffiava ancora, stavolta il petto di Bill, che ansimava e piangeva sotto un dolore atroce.
No, non erano solo i graffi...
A quella sofferenza lancinante si aggiungeva quella che ora accompagnava i movimenti di Tom, già...Il suo membro era ricoperto di sangue, l'unico sangue che solo Tom conosceva, e che solo lui poteva conoscere..
-N..Non ce la faccio..Tom..
-Zitto!
La bocca del rasta si avvicinò avidamente alla spalla sinistra di Bill, come quella del mostruoso drago che avidamente si avvicina al corpo della vittima, la morse lievemente e sospirò:
-Sai, Bill... Sei così perfetto..
-Stronzo.
-Sì...girati..
Tom accompagnò quelle parole con sospiri flebili e delicati.
A Bill quasi non parve vero di potersi staccare da quell'orribile amplesso, tremava.
Vide Tom sorridere ancora, odiava quel fottuto sorriso. Lo odiava completamente.
-Dai..Sai cosa fare..
Sì, Bill sapeva cosa fare; prese in bocca il membro di Tom: era disgustoso, scioccante e altamente umiliante. Si sentiva una merda..Certo, lui doveva rimanere sporco di sangue, usato come una puttana, e soprattutto ferito; Tom invece doveva essere pulito proprio da lui..Divertente eh? Gli veniva da vomitare, Tom era venuto ed ora il sangue si mescolava a quel liquido, frutto del piacere provato da Tom.
-Continua così...
Lo incitava con una tranquillità incredibile, sembrava così calmo, iniziò a fremere in tutto il corpo; oh sì, gli piaceva approfittarsi di Bill...
D'altro canto era sempre ubriaco, dopo essersi svegliato il giorno seguente, non si sarebbe ricordato nulla: ma questa era un'inutile giustificazione, dopotutto sapeva cosa faceva..
A Bill parve tutto offuscato, la mente lo stava lasciando come se si fosse drogato qualche minuto prima, drogato con la violenza.
Si svegliò di soprassalto come se fosse caduto -sì, proprio quei balzi che a volte facciamo mentre dormiamo o mentre stiamo per addormentarci, quelli che a volte ci svegliano e che spesso accompagnano un sogno in cui si sta cadendo: sono le cosiddette scariche di stress, nelle tecniche Shiatsu sono fondamentali, esse scaricano lo stress della persona attraverso il sistema nervoso..E' chiaro che le persone stressate le abbiano frequentemente- Aveva fatto di nuovo quello stupido incubo, lui, le luci, il palazzo e una lacrima innocente. Cosa che lo sorprese stavolta era che a salvarlo non c'era lui stesso, ma Tom. Pensò per un istante di essere pazzo. Ne era consapevole, doveva andare a parlare con qualcuno.
Si alzò da terra, sulla quale aveva dormito anche quella notte, e vide Tom abbandonato quasi come un oggetto sulle lenzuola del letto, dormiva con la bocca appena aperta e la mano che gli copriva gli occhi; prese coscienza di essersi incantato proprio sulle dita del fratello: dita da chitarrista...
Erano così dolci e affusolate...Gli sarebbe piaciuto essere donna per almeno un giorno: avrebbe provato il VERO piacere per almeno una volta grazie a quelle dita...
Con Bill non le usava mai -mi correggo, le usava solo per infliggere dolore, per far soffrire- Si destò dai pensieri, era ora di farsi una doccia fredda.
Le gambe indolenzite, le braccia stanche; gli faceva male la testa in un modo orribile, si fiondò sotto l'acqua senza esitazione, fuori pioveva ancora ed il rumore continuo della pioggia svegliò Tom.
 
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ShouldBeHappy(:
view post Posted on 8/1/2009, 22:14





tesoro è... è stupenda
hai due scelte o continui o continui :diobubù:
 
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~ M a
view post Posted on 8/1/2009, 22:49




:porcod:


Sei Bravissima Siu.
Complimenti vivissimi.
Grazie.
 
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Siusha
view post Posted on 9/1/2009, 15:44




Grazie a voi!
Non sapete come mi incitate a scrivere ancora e ancora..E io ne ho tanto bisogno.
Grazie dei complimenti. Siete uniche. *-*
 
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~ M a
view post Posted on 9/1/2009, 16:41




L'IMPORTANTE E' CHE POSTI PRESTO
 
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• ~ V o v s
view post Posted on 9/1/2009, 16:42




Siu,
tu sai quanto io ODIO le twincest ma questa questa...QUESTA :porcod: E' DIVINA.
CONTINUA
 
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Siusha
view post Posted on 9/1/2009, 18:20




CITAZIONE (• ~ V o v s @ 9/1/2009, 16:42)
Siu,
tu sai quanto io ODIO le twincest ma questa questa...QUESTA :porcod: E' DIVINA.
CONTINUA

Questo mi onora! :-tet:
 
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77 replies since 6/1/2009, 12:07   861 views
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