Solo dei verbi?, Twincest.

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Siusha
view post Posted on 8/1/2009, 22:03 by: Siusha




Avrei da riguardarlo. Ma lo farò avanti. Eccezionalmente la posto. *-*

CAPITOLO 2: SOFFRIRE

Cos'è la sofferenza?
Bill ogni giorno se lo chiedeva, eppure non riusciva a trovare spiegazione, nessun risultato. Forse in realtà c'era una risposta: quegli occhi rossi che lo accompagnavano ogni volta in salotto, dove si ritrovava sotto quell'enorme felpa che copriva una parte di lui, il mento appoggiato alle ginocchia, gli occhi spenti..
Tom non se ne accorgeva mai.
Vedeva il proprio fratello soffrire sotto i suoi occhi e faceva finta di nulla, o meglio; non riusciva a vedere ciò che accadeva veramente.
La televisione era spenta, nera, vuota. Il suo sguardo ricadeva ancora su di essa, sembrava che il ragazzo non vedesse nulla, che stesse guardando il vuoto.
Bussarono alla porta.
Nessun movimento.
Bussarono ancora.
Il ragazzo si alzò come se fosse paralizzato nel collo e nel petto, le braccia ferme e le gambe quasi elettriche. Il passo marcato creava quel piccolo fruscio prodotto dalla moquette in alcuni punti umida.
La porta si aprì scricchiolando leggermente.
-Ci hanno chiamato, c'è qualche problema?
Un uomo munito di valigetta e affannato dal freddo circostante sbuffò guardando il ragazzo in faccia.
-No.
La porta si richiuse. Gli venne quasi da ridere. Aveva appena cacciato un uomo sconosciuto in un modo assurdo. Rise davvero di gusto.
La temperatura nelle stanze era alquanto accogliente, si stava bene dopotutto rinchiusi in casa a meditare su sé stessi.
Quell'anima che sembrava quasi fluttuante nel camminare, ora si stava di nuovo dirigendo in bagno, la luce era ancora accesa.
Sempre lo stesso episodio, lo stereo portatile acceso per mettere una canzone a caso, appoggiato sulla mensola presso il lavandino, la mano che reggeva i capelli...E gli occhi rossi.
Uno sciacquone.
Ancora uno.
-Non sto bene.
Ne era consapevole. Quella musica hardcore stava rimbombando sulle pareti, arrivava alle sue orecchie più forte di prima, sentì la pancia contorcersi e farlo ansimare.
-Aiuto.
Sospirò.
Stava chiedendo aiuto?
Lo voleva veramente? Si ritrovò di nuovo davanti a quello specchio: si girò di fianco rispetto ad esso e appoggiò le mani sui fianchi ormai visibili anche troppo, non ci stava credendo. Era quasi dimagrito-naturalmente secondo lui-e ora si vedevano anche le costole, molto più accentuate. La pancia non esisteva quasi più, era come risucchiata in dentro, e la cassa toracica era esageratamente sproporzionata per quel fisico scheletrico.
Quella sofferenza mentale lo stava facendo impazzire.
I capelli erano umidi, stava boccheggiando, cercava di lavarsi il viso con le mani tremanti, aveva i brividi su tutto il corpo. Soffriva.
Alzò di nuovo lo sguardo e vide i suoi occhi color sangue, qualche minuto immobile, infine si alzò completamente e urlò con le mani al cielo e la bocca umida.
-Sto bene!
Non era vero.
Non era affatto vero.
Voleva convincersi, voleva vedersi soddisfatto, voleva essere quello che non era e non poteva essere.
Il cielo stava imbrunendo. Nessuna traccia di Tom, nessun ordine, costrizione, il ragazzo moro si avviò per la seconda volta nella giornata in cucina, aprì come nella prima il frigo e questa volta prese uno yogurt liquido.
-Questo forse non mi farà ingrassare.
Lo bevve tutto d'un sorso, non ne ebbe abbastanza, ne prese un altro e lo ingoiò come prima; si muoveva furtivo e pauroso, stava peccando -secondo i suoi ”regolamenti”- finì di bere la seconda bottiglietta e la buttò a terra incurante dell'ordine che ci sarebbe dovuto essere.
Si diresse verso il salotto e si sedette sul divano coprendosi come al solito con la felpa, una delle felpe di Tom impregnate del suo profumo, appoggiò la fronte alle ginocchia e meditò.
Stava soffrendo.
Bussarono alla porta.
Bill si alzò facendo cadere la felpa a terra, con passo veloce arrivò alla soglia, aprì e senza riguardo gridò contro alla persona davanti:
-Hai rotto il cazzo! Viaaaaaa! Vai via! Non ho bisogno di voiii!
Ok. Aveva un po' esagerato.
-Bill?
Il moro aprì gli occhi come se fosse stato appena svegliato.
-Tom??
Indietreggiò bruscamente, non avrebbe dovuto farlo. Stava di nuovo tremando, molto, i denti battevano come se avesse freddo, ansimava.
-Te! Imbecille! Non mi hai obbedito! Vai in culo!
Diede uno schiaffo al fratello.
-Tom per favore..ascoltami..
-Sei uno stronzo! Smettila!
Un altro schiaffo. La guancia di Bill continuò a tremare anche dopo l'urto, cadde a terra, le gambe non lo ressero, chiuse gli occhi e si rannicchiò. Stava per succedere di nuovo: non voleva, non voleva soffrire così tanto.
-Tom! Basta! Sei ubriaco! Non capisci nulla!
Singhiozzava con la voce che appena riusciva a uscire dalla gola, Tom gli stava tirando dei calci alla vita, alla pancia.
-Smettila! Non sai nulla di me! Smettila!!!
Era violento.
Bill stava soffrendo.
Le mani del rasta arrivarono a prendere il collo del fratello alzandolo.
-Spogliati.
-No.
-Spogliati!
-NO!
Nulla.
E come un cane con la coda tra le zampe che non obbedisce al padrone perché stanco di essere usato iniziò a singhiozzare più forte, guaiva sotto l'enorme violenza.
SPOILER (click to view)
Ma il che non era servito a nulla, un padrone non si commuoverà mai per la sua cavia, e infatti Tom sapeva ciò che voleva fare, la mano destra era entrata dentro i pantaloni di Bill e ora stringeva, stringeva forte.
-Tom...
Strinse i denti chiudendo gli occhi.
-E' questo che vuoi?
Si era avvicinato all'orecchio destro del moro sospirando dolcemente.
-Tom basta..
La mano stringeva ancora, una sofferenza immane pervase il corpo di Bill, sentiva il fiato lasciarlo solo e ora un calcio lo fece cadere di nuovo a terra, inerme; come una misera bestia sotto le mani del suo padrone.
-Su che ci divertiamo..
Sorrise leccandosi ancora il piercing brillante sotto la saliva.
Ora Tom stava cavalcioni su di Bill tenendo le mani ferme a terra come due morse, gli occhi si incontrarono per un istante, erano cambiati, bastò quel piccolo istante di incrocio e Bill si rese conto che quello davanti a lui non era più suo fratello, era una creatura inimmaginabile, un drago che avrebbe divorato la sua preda dopo averla bruciata sotto i suoi occhi con il suo respiro di calore, con il suo sguardo assassino, capace di tutto, perfino di richiamare la morte.
I pantaloni della vittima vennero tirati giù fino alle ginocchia. Scesero graffiando la pelle vergine del ragazzo.
-Piegati..
Sul viso di Bill comparvero lacrime copiose, piccole lacrime luminose che scorrevano velocemente e in un modo così fluido...
-Smettila di piangere, figlio di puttana!
-Tom.
Miagolò.
La moquette bagnata quasi scricchiolava sotto i movimenti di Bill.
Tom entrò dentro suo gemello con noncuranza, entrò dentro con violenza. Gemette, quella piccola fessura lo faceva sentire sempre così vivo, ne aveva bisogno ancora, e ancora; doveva avere Bill sotto il suo potere. Fuori pioveva, il cielo grigio ormai scuro dava posto solo alla timida luna che riusciva a illuminare appena il paesaggio, tetro e buio come ogni notte, ogni notte vissuta in quello stato.
Bill stava soffrendo.
E come un lupo mannaro che sotto la luna piena si sveglia, Tom sotto la pioggia rivelò la sua parte violenta.
I suoi movimenti diventarono più decisi e forti, era inginocchiato e Bill gli stava davanti, con la schiena parallela a terra e le mani che stringevano dannatamente la moquette; le vene gli si dilatarono e sembravano uscire fuori dalla sua pelle pallida. Il fatto che Bill non volesse essere usato irrigidiva il suo corpo, e questo a Tom non piaceva per nulla, non riusciva a mantenere la situazione come voleva.
-Rilassati Bill..
-Non voglio..
-Sì che lo vuoi, provaci..
La schiena di Bill fu pervasa da brividi, la voce di Tom sembrava tanto dolce in quel momento, sembrava strisciare su tutto il corpo e arrivare al cuore passando dalla bocca, gli si era quasi bloccato il fiato; chiuse gli occhi e tirò un forte sospiro, sentiva la sua anima essere come sfiorata da quella voce. Le mani di Tom scivolavano sui fianchi del fratello, la pelle era diventata umida e calda. I muscoli del moro per un momento si rilassarono appena.
-Tom, basta...
Eppure ora non sentiva il bisogno di smettere, il peggio sembrava passato, come credeva lui -o almeno sperava- solo pochi secondi e la situazione sarebbe cambiata.
E infatti cambiò.
A quel basta, a quella parola, Tom sentì il bisogno di far vedere ancora chi comandava la situazione, inutile dire che accelerò il ritmo, ma la cosa più insolita fu che con la mano destra prese i capelli corvini di Bill e li tirò a sé facendo così incurvare ulteriormente la schiena del fratello, la vedeva liscia e candida sotto i suoi occhi nocciola, la tirò ancora per avvicinarla, continuando fino a non sentire una certa resistenza, poi con l'altra mano passò a graffiare quella pelle sensibile fino al sangue, che ora coronava le dolci linee di Bill e che scorreva senza trovare ostacoli su quel liscio e umido piano, quel sangue che ora veniva quasi bevuto da Tom, che lo assaporava sentendo quel buon sapore metallico, eccitante ed estasiante; e mentre con la lingua lambiva quelle giovani ferite, con la mano peccatrice graffiava ancora, stavolta il petto di Bill, che ansimava e piangeva sotto un dolore atroce.
No, non erano solo i graffi...
A quella sofferenza lancinante si aggiungeva quella che ora accompagnava i movimenti di Tom, già...Il suo membro era ricoperto di sangue, l'unico sangue che solo Tom conosceva, e che solo lui poteva conoscere..
-N..Non ce la faccio..Tom..
-Zitto!
La bocca del rasta si avvicinò avidamente alla spalla sinistra di Bill, come quella del mostruoso drago che avidamente si avvicina al corpo della vittima, la morse lievemente e sospirò:
-Sai, Bill... Sei così perfetto..
-Stronzo.
-Sì...girati..
Tom accompagnò quelle parole con sospiri flebili e delicati.
A Bill quasi non parve vero di potersi staccare da quell'orribile amplesso, tremava.
Vide Tom sorridere ancora, odiava quel fottuto sorriso. Lo odiava completamente.
-Dai..Sai cosa fare..
Sì, Bill sapeva cosa fare; prese in bocca il membro di Tom: era disgustoso, scioccante e altamente umiliante. Si sentiva una merda..Certo, lui doveva rimanere sporco di sangue, usato come una puttana, e soprattutto ferito; Tom invece doveva essere pulito proprio da lui..Divertente eh? Gli veniva da vomitare, Tom era venuto ed ora il sangue si mescolava a quel liquido, frutto del piacere provato da Tom.
-Continua così...
Lo incitava con una tranquillità incredibile, sembrava così calmo, iniziò a fremere in tutto il corpo; oh sì, gli piaceva approfittarsi di Bill...
D'altro canto era sempre ubriaco, dopo essersi svegliato il giorno seguente, non si sarebbe ricordato nulla: ma questa era un'inutile giustificazione, dopotutto sapeva cosa faceva..
A Bill parve tutto offuscato, la mente lo stava lasciando come se si fosse drogato qualche minuto prima, drogato con la violenza.
Si svegliò di soprassalto come se fosse caduto -sì, proprio quei balzi che a volte facciamo mentre dormiamo o mentre stiamo per addormentarci, quelli che a volte ci svegliano e che spesso accompagnano un sogno in cui si sta cadendo: sono le cosiddette scariche di stress, nelle tecniche Shiatsu sono fondamentali, esse scaricano lo stress della persona attraverso il sistema nervoso..E' chiaro che le persone stressate le abbiano frequentemente- Aveva fatto di nuovo quello stupido incubo, lui, le luci, il palazzo e una lacrima innocente. Cosa che lo sorprese stavolta era che a salvarlo non c'era lui stesso, ma Tom. Pensò per un istante di essere pazzo. Ne era consapevole, doveva andare a parlare con qualcuno.
Si alzò da terra, sulla quale aveva dormito anche quella notte, e vide Tom abbandonato quasi come un oggetto sulle lenzuola del letto, dormiva con la bocca appena aperta e la mano che gli copriva gli occhi; prese coscienza di essersi incantato proprio sulle dita del fratello: dita da chitarrista...
Erano così dolci e affusolate...Gli sarebbe piaciuto essere donna per almeno un giorno: avrebbe provato il VERO piacere per almeno una volta grazie a quelle dita...
Con Bill non le usava mai -mi correggo, le usava solo per infliggere dolore, per far soffrire- Si destò dai pensieri, era ora di farsi una doccia fredda.
Le gambe indolenzite, le braccia stanche; gli faceva male la testa in un modo orribile, si fiondò sotto l'acqua senza esitazione, fuori pioveva ancora ed il rumore continuo della pioggia svegliò Tom.
 
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