Swmming Pool, OS Twincest °-°

« Older   Newer »
  Share  
nìca.
view post Posted on 3/11/2009, 12:13




Titolo: Swimming Pool
Autore: Veronica - nìca.
Raiting: NC17 <--- rido!
Genere: Lemon, Fluff, Tragicomico
Avvisi: AU, Twincest not Related
Disclaimer: Bill e Tom non mi appartengono, nemmeno i bagni della piscina, per fortuna. Tutto quello qui narrato non è a scopo di lucro o diffamatorio, non intendo ledere l'immagine dei gemelli.



Swimming Pool






Ormai, abitualmente, Bill partecipava alle lezioni di nuoto con almeno dieci minuti di ritardo, da quando un certo Tom lo aveva ‘allietato’ con la sua presenza.

Non si poteva dire si conoscessero, purtroppo, avrebbe aggiunto il moro, che ormai aveva un abbonamento ignoto alle figure di merda davanti a lui.
La sola presenza dei costumi, attillati per di più, non lo avvantaggiava, anzi.

Ogni giovedì sera, sempre più teso di una corda di violino, si faceva spazio tra i separatori color plastica sporca, che davano l’accesso all’area delle le vasche, incappandoci nel mezzo ogni qualvolta ci si inoltrava. Vale a dire due volte a lezione; e tutte quelle due volte, Tom gli passava puntualmente di fianco, ghignando per l’imbranataggine di quello strano soggetto.

Eppure non dava segni di interessamento.

Bill pensava, ingenuamente, che forse un giorno sarebbe riuscito a richiamare la sua attenzione, magari non solo in momenti imbarazzanti. Nonostante ciò, non era certo fiero del suo essere impacciato.

Ritornando ai suoi soliti ritardi, che ormai erano diventati routine, lasciate che vi spieghi la causa:
Tom aveva un gran bel fisico, fino a prova contraria e, certamente, Bill non poteva offrire questa prova, perché questo suo corpo era motivo principale di imbarazzo.
Dopo aver lottato ferocemente contro gli avversi separatori, si posizionava sui muretti sommersi dagli asciugamani. Si faceva timidamente spazio tra di essi, per far incontrare alla sua pelle le gelide mattonelle; accidenti agli slip.

Poi, quando Tom appariva nel suo campo visivo, con la sua camminata strafottente, circondato dai suoi compagni di corso, si nascondeva dietro la cortina di capelli disordinati, mentre gli lanciava occhiate adoranti di soppiatto.
Si contorceva su se stesso quando i suoi occhi si scontravano sul suo culo, a parer suo ‘scolpito dagli angeli’. Lo osservava sognante muoversi a ritmo del suo passo andante, senza accorgersi che della bava premeva insistentemente agli angoli della sua bocca socchiusa.

E, ogni volta, si ritrovava con il proprio accappatoio a riparargli il ventre, mentre correva in modo alquanto ridicolo verso i bagni degli spogliatoi. Tutte le volte che lo vedeva si ripeteva insistentemente di resistere, per non far spuntare la sua solita e dolorosa erezione. Qualche volta aveva anche avuto un discreto successo, trattenendosi dall’andare in bagno e liberarsi.

Peccato che Tom non lo aiutava, perché una sera decise di indossare degli slip neri, fin troppo attillati.

Si alzò allarmato dal suo muretto, afferrando frettolosamente l’accappatoio senza curarsi di infilare le ciabatte.
Corse all’interno e lo vide più o meno in lontananza, che rideva e scherzava con i suoi amici; no, doveva proprio farsi quella maledetta sega, se non avesse voluto scoppiare.

Si affrettò e lo superò, meravigliandosi di essere riuscito ad ignorarlo, lo giustificò ovviamente il suo impellente bisogno di svuotarsi.

La fortuna non era mai dalla sua parte. Il piede di qualcuno calpestò una manica penzolante del suo accappatoio, facendolo scivolare dalla sua presa e lasciandolo scoperto. Imprecò coloritamente a denti stretti e si chinò per raccoglierlo e farlo tornare dove era giusto che fosse.

Non tutti i mali vengono a nuocere, si dice.
Nel caso di Bill, tutti i mali nuocevano. Infatti qualcosa o, meglio, qualcuno, lo colpì accidentalmente al fianco, facendo cadere di nuovo la sua ‘protezione’. Il peggior fattore di quella situazione fu che quel qualcuno non era una persona a caso, ma bensì Tom; proprio lui.

Scosse energicamente la testa, incredulo. No, non poteva fare una figura di merda direttamente davanti a Tom!

Questi smise all’istante di sghignazzare con la sua compagnia quando urtò il moro, fece per scusarsi ma richiuse la bocca con un suono sordo. Aveva sicuramente notato la sua erezione.

Bill, davanti a lui, lo fissava spaesato. Era nel panico più assoluto. Non era mai stato così imbarazzato, sicuramente l’avrebbe annotato nel suo esclusivo diario che riservava per quelle occasioni.

Il bel rasta rise sotto i baffi –che non aveva- e indicò spavaldo il costume del ragazzo.

«Serve una… mano?» sfiatò scoppiando letteralmente in una risata a stento trattenuta.

Bill a quel punto andò in iperventilazione. Aveva capito bene? Lo stava palesemente prendendo per il culo.
Boccheggiò cercando di riacquistare un po’ di aria nei polmoni, sentiva che sarebbe svenuto da un momento all’altro, aggiungendo un altro spiacevole evento alla sua lista infinita.

«N- no, grazie…» strinse a sé l’oggetto del misfatto e si defilò nei bagni.
Arrancò verso un cubicolo e ci si chiuse dentro, con fare disperato, lasciò uscire l’aria che aveva trattenuto che, se avesse potuto, avrebbe preso le sembianze di una nuvola di fumo, anziché di anidride carbonica.

Si stava quasi dimenticando quello scomodo rigonfiamento nei suoi slip. Li abbassò frettolosamente, le mani tremanti e prese la propria erezione tra le dita, sospirando violentemente di piacere.

Iniziò a muovere la mano ad un ritmo sempre più veloce, stuzzicando la punta col pollice laccato. Gemeva sommessamente, buttando fuori un po’ d’aria di tanto in tanto, cercando di trattenersi dal far eccessivo rumore.
Si stava dando dello stupido a ripetizione, mentre ripensava all’avvenimento di pochi minuti prima.

Era incredibile come ogni volta che si masturbava lì dentro, riuscisse ad immaginare posizioni diverse, ma la sua fantasia preferita rimaneva pur sempre l’essere preso da dietro, con le mani di Tom strette ai suoi fianchi, intenti a gemere ed ansimare senza trattenersi; non gli sarebbe dispiaciuto se ci fosse stato anche un po’ di amore. Ma ogni cosa a tempo debito, anzi, sicuramente nessuna delle sue fantasie si sarebbe mai avverata, figurarsi l’essere amato e amare Tom. Tsk.

Si alzò dal gabinetto e allargò le gambe per maggior comodità, continuando a muovere freneticamente il braccio, che doleva sempre di più.

«Ugh…» sentì le gambe iniziare a tremare come ramoscelli, come fossero incapaci di sostenere il suo peso.

Sentiva l’orgasmo farsi sempre più vicino, scostando dai suoi pensieri i ricordi imbarazzanti, per far posto a delle immagini nitide. Un rivolo di piacere immenso lo percorse da capo a piedi e si svuotò sulla sua mano, inondandola di caldo liquido seminale, mentre un sibilo che parve un ringhio usciva dalle sue labbra. «Toom…»

Si congelò sul posto quando qualcuno gli rispose, ed evidentemente a rispondergli fu Tom stesso.

«Sì? Chi… chi mi ha chiamato?»

Bill strizzò gli occhi preso dal panico, decise di non muovere né emettere il più piccolo rumore. Cessò di respirare per un frangente di tempo indeterminabile, fino a diventare blu.

«Ti prego, ti prego. Vattene» bisbigliò tra sé. Infatti, dopo pochi istanti, udì dei passi dirigersi all’uscita; sospirò sollevato.

«Bill, sei un coglione!» lasciò cadere la testa contro la parete del cubicolo, iniziando a colpirla ripetutamente con veemenza, sempre più impetuoso, strizzando gli occhi per cercare di cacciare anche quella brutta esperienza.

Quando si decise a lasciar intatta la sua povera testa, si liberò da quella prigione e ritornò alle vasche, ovviamente dopo aver combattuto contro il suo solito nemico plastificato.

Entrò in acqua e per poco, da quanto era imbarazzato e sudato, al contatto non produsse vapore. Si scusò con espressione mesta verso l’istruttore, ormai abituato ai suoi persistenti ritardi.


Quando uscì si diresse al bar, i capelli ancora umidi e mossi, le labbra rosse che aveva torturato durante tutta la lezione; ora aveva proprio bisogno di qualcosa da mettere sotto i denti. Non fece caso alla scritta ‘spingere’, collocata sotto la maniglia della porta, tirò insistentemente, finché qualcuno non rantolò alle sue spalle catturando la sua attenzione.

No; non poteva essere. Ancora lui!?

Si scansò scandalizzato, mentre Tom lo guardava divertito. Capì il perché quando lesse il cartello… avrebbe dovuto spingere, non tirare quella maledetta porta!

«Oh…» esalò con le gote color porpora, osservando Tom entrare nel bar. Abbassò il capo e lo seguì a ruota, decise che aveva un disperato bisogno di un caffè. Si guardò intorno spaesato, cercando un posto vuoto, quando l’attenzione ricadde sull’unico sgabello vuoto. E fin lì non c’era alcun problema, se non che accanto era seduto proprio il rasta. Imprecò e, a malavoglia, si sedette, cercando di guardare dappertutto tranne che in sua direzione.

«Dica?» a salvarlo da quel suo disagio fu il barista, si guardò di nuovo in giro spaesato e poi, ma solo poi, quando la persona dietro il banco era già spazientita, si decise a rispondere.

«Io, ehm… un… un caffè nero.»

«Arriva subito» sottolineò sibilando il ‘subito’, a fargli capire che no, non tutti rispondevano a scoppio ritardato come lui.

Il moro abbassò lo sguardo mortificato, afferrò una bustina di zucchero e la fece dondolare tra le sue dita lunghe e affusolate.

«Tu… tu sei quello con quell’imbarazzante… erezione?» la voce profonda di Tom raggiunse le sue orecchie, filtrando nel suo cervello, che elaborò il tutto, e fece sì che il suo colorito, da pallido, divenisse paonazzo, per l’ennesima volta nell’arco di… due ore.

«… Sì. Suppongo di sì» mugugnò desiderando che il pavimento sotto di sé si aprisse e lo inghiottisse, per poi sputarlo dall’altra parte del mondo, dove non ci sarebbe stato nessun arrapante Tom a rovinargli l’esistenza. Perché la sua presenza non si limitava a quell’edificio, ma bensì costante nella mente di Bill.

«Oh…» ridacchiò. «Comunque, io sono-» il rasta tese la mano al moro, che lo interruppe.

«Tom» affermò ovvio.

«Tu… come fai a saperlo, scusa?» domandò con l’espressione del volto corrucciata.

«L’ho sentito dire dai tuoi amici» sorrise di rimando, facendogli rilassare nuovamente i muscoli del viso.

«Ah, bene. E tu sei…?»

«Bill» mostrò i suoi denti bianchi e leggermente disallineati.

Non ci credeva: stava parlando con Tom. Sembrava anche… simpatico. Non che lo potesse davvero affermare, ovviamente, stava parlando con lui da pochi minuti, non tenendo conto dello spiacevole inconveniente negli spogliatoi.
Lo osservava scrutando i lineamenti del suo volto, che sarebbero potuti appartenere benissimo ad una ragazza, tanto erano aggraziati. Si sentì sprofondare nello sconforto, constatando le loro bellezze inique; insomma, Tom era un ragazzo desiderabile e bello, mentre lui un povero sfigato che sembrava dilettarsi nel conciarsi come una donna.

«Piacere. Sai, se solo non fossi impegnato, farei un pensierino su di te, sei dotato, ragazzo.»

Bill quasi non schizzò il caffè appena arrivato addosso al rasta. «C- come, scusa?»

«Hai capito bene» proferì divertito.

«Ma… ma sei impegnato, quindi…» bofonchiò rosso di vergogna Bill.

L’altro rispose aggrottando un sopracciglio e stendendo le labbra in un sorriso sghembo.
Ripresero tutti e due a sorseggiare i loro caffè, scambiandosi di tanto in tanto qualche occhiata lasciva. Bill dovette star attento a non rovesciare nulla, data la sua risaputa e decantata sbadataggine.

Lasciò che quello scuro liquido solcasse bollente la sua gola un’ultima volta, appoggiò con cura la tazzina sul proprio piatto e si alzò, raccolse le sue cose e si congedò, notando che Tom ammiccò in sua direzione, il che lo fece sprofondare e scappare via a gambe levate.


Soliti bagni, soliti sanitari, solito tutto.
Bill camminava ancora su quelle piastrelle bagnate, ‘sta volta non per chiudersi in un cubicolo a fare autoerotismo, doveva solo pisciare.

Ma, logicamente, non c’era alcun dio che vegliava su di lui, perché si impalò immediatamente quando fronteggiò Tom, girato di spalle, intento a… orinare.

Avanzò cautamente qualche passo indietro ed è impossibile aspettarsi che qualcosa andasse liscio.

Il cartello che troneggiava, raffigurante uno sbadato omino che scivolava, sfuggì alla vista di Bill, che incappò nell’acqua e si ritrovò con le gambe all’aria, il tutto produsse un tonfo che richiamò subito l’attenzione di Tom. La madre di Bill gli aveva detto più volte di comprare altre ciabatte, perché quelle erano parecchio scivolose; ma quando mai un figlio ascolterebbe dei saggi suggerimenti dalle proprie madri petulanti, che trovano il pelo nell’uovo anche quando questo è stato chimicamente sterilizzato? Mai, appunto.

La figura di un Bill dolorante, che si contorceva e inarcava sul pavimento, fece risvegliare in Tom qualcosa di assai piacevole.

Il moro si alzò massaggiandosi i glutei, sotto gli occhi sognanti del rasta, con bava alla bocca annessa.

«Io… oddio. Sono così… sbadato» cercò di giustificarsi sfoggiando una risata nervosa.

Tom si avvicinò pericolosamente e Bill lo guardò curioso e stordito, lo sbatté con le spalle, anch’esse dolenti, al muro, facendogli liberare un eccitante gridolino sorpreso.

«Tom!?» strillò senza davvero volerlo fermare; insomma, per quanto aveva desiderato questo momento?

«Perché sei così… fottutamente arrapante?» sussurrò strusciando il naso con forza sul suo collo, mentre saliva sulla mascella.

«Tomi- aah…» a rompere la sua frase fu il rasta che addossava i loro bacini, li fece scontrare più e più volte, mozzando il respiro di entrambi.

«Chiamami ancora così.»

«To- omi…» ripeté, questa volta più deciso, ma con la voce infranta.

Tom premette violentemente le labbra sulle sue, che non esitò un secondo in più a schiuderle con un eccitante suono ovattato, fece guizzare fuori la lingua, che incontrò quella dell’altro già a metà strada e si infiltrò totalmente.

Sembrava dovessero morire da un momento all’altro, tanta era la voracità con cui si mangiavano l’un l’altro.
Tom parve voler scendere lungo la gola del moro, dopo avergli accarezzato con foga ogni centimetro del suo palato e della bocca in generale.

Le lezioni dovevano già essere iniziate, vista la mancanza di ogni rumore, se non quello bagnato delle loro lingue che lottavano fameliche nelle loro bocche, quasi avessero voluto aver vita propria.

Il rasta fece scorrere le mani lungo la pelle nuda e sudata del moro, trovando la meta nelle sue natiche piccole e sode; afferrò i lembi del costume e li strinse tra di esse, formando una specie di perizoma approssimato, lo fece sussultare quando afferrò il suo sedere e lo massaggiò con i suoi grandi palmi, che lo contenevano interamente.

«Tu… non eri impegnato?» ansimò sulla sua pelle, bagnandosi ancor di più le labbra già rosse.

Per la seconda volta non ricevette alcuna risposta da Tom, che si rituffò nella sua bocca, accarezzandogli possessivamente le cosce lisce.

«Entriamo… n- nel cubicolo…» propose Bill respirando con affanno. Tom gli stava leccando tutto il collo, mordicchiandolo ad intervalli, le loro erezioni, ancora intrappolate, chiedevano via libera.

Si staccarono dal muro e, a tentoni, si ripararono da eventuali occhi indiscreti, riuscendo a malapena a chiudere la porta senza rovinare per terra.

A malincuore scansò Tom da sé, prese il suo posto e iniziò a succhiare il suo evidente pomo d’Adamo, trascinandolo più del possibile sul suo corpo, a diventare un tutt’uno. Leccò avidamente la giugulare e riuscì a percepire distintamente il battito cardiaco accelerato dell’altro.

«Tom, Tom, prendimi» arrancò riprendendo fiato, si decise ad insinuare una coscia tra le gambe di Tom, andando a massaggiare la sua bollente erezione coperta solo dal costume.

Continuò a leccare lascivamente la sua pelle, aiutandosi col piercing, salì verso il lobo del suo orecchio destro e lo succhiò con vigore, mordendolo e trattenendolo tra le sue labbra.

Di tutta risposta, Tom gli calò con uno scatto indolore il costume, lasciandolo completamente nudo e in balia dell’imbarazzo che cresceva sempre di più. Bill si aggrappò alle pareti per trovare un sostegno necessario, mentre il rasta di inginocchiò a fronteggiare la sua stella ma, soprattutto, il suo pene gonfio.

«Oh, oh, guarda cosa abbiamo qui» soffiò riferendosi al tatuaggio, quel soffio arrivò dritto alla sua erezione, facendola fremere. Avvicinò le labbra alle stelle concentriche situate sul suo ventre, il moro stava soffrendo per trattenersi dal gridare dall’eccitazione, Tom fece saettare la lingua fuori a lambire la punta del disegno più esterno. Prese in seguito a baciare su tutta la superficie marchiata di nero indelebile. Chiuse gli occhi e massaggiò l’interno delle cosce, donando alla sua pelle il proprio respiro caldo e profondo.

Una gamba di Bill cedette e si sbilanciò di lato, colpendo la bocca semichiusa di Tom col suo membro pulsante; si scusò mortificato, ma l’altro non sembrava del suo parere.

«Potevi dirlo se volevi che te lo succhiassi» alzò lo sguardo incatenando i loro occhi e ammiccò, ingoiò il pene di Bill fino in gola, contraendo e rilassando i muscoli, per permettere a se stesso di ricevere aria.

Il moro boccheggiò quando sentì un calore confortevole avvolgerlo, arricciò le labbra e gonfiò le guance.
Tom bagnò l’erezione con la lingua, giocando con la punta; sapeva che Bill non avrebbe resistito ancora molto, quindi decise di farlo venire soddisfacendolo. Formò un risucchio che lo fece tremare, mentre muoveva la testa con movimenti fluidi del capo, accarezzandogli i testicoli; abbandonò il suo membro con uno schiocco e si dedicò a questi ultimi. Bill stava iniziando ad ansimare e gemere sempre più forte, sempre più compiaciuto, mentre spingeva il bacino scopandogli la bocca, quando Tom lo riprese. Lo attirò di più a sé e con un ultimo risucchio Bill si svuotò con un grido affatto sommesso nella gola di Tom, che si premurò di raccogliere tutto.

«Oddio… Tom, non… non pensavo sapessi… fare bocchini» appoggiò la testa alla parete per riprendere fiato, accarezzò i suoi rasta legati in una coda e si abbassò per baciarlo castamente.

«Ti ho detto che sono impegnato.»

«Oh, io pensavo… quindi tu sei…» annaspò rosso fino alla cute. Certo che era proprio scemo.

«Gay? Sì; devo dire che sei perspicace» sorrise amorevolmente baciandolo.

«Ehm, già…» ridacchiò grattandosi nervosamente la testa.

«Ora girati» lo incitò prendendolo per i fianchi e adagiandolo con la pancia sulla parete; Bill deglutì.

Premette due dita sulle labbra del moro, il quale diede libera entrata e le succhiò senza ripensamenti; digrignò i denti e si preparò alla presenza di Tom, che sarebbe stata via via più ingombrante.

Accarezzò la pelle diafana del moro, soffermandosi sul tatuaggio che adornava il suo torso, scese e passò le dita tra le natiche, forzando leggermente la sua apertura, che cedette di poco e si fece lentamente spazio in lui, tra i suoi mugolii eccitati e infastiditi. Entrò con un dito intero e piegò una falange, facendolo gemere di piacere quando toccò la sua prostata, capì che avrebbe dovuto sempre toccare quel punto. Aggiunse un altro dito, Bill si strinse involontariamente, per rilassarsi dopo essersi abituato anche a quella presenza.

«Ti piace?» sibilò Tom sul suo collo, mentre gli baciava le spalle per rassicurarlo.

«Entra, ora» si girò e strinse le gambe attorno ai suoi fianchi, facendo scontrare le loro erezioni, entrambi gemettero sommessamente.

Tom guidò il proprio pene verso l’apertura del moro, premendo poco e affondando con la punta rossa e già bagnata. Accarezzò il viso di Bill coinvolgendolo in un bacio tutt’altro che casto per distrarlo e affondò di più, notando che questi si contraeva.

«Bill, rilassati, o farà male.»

«Fa già male» pigolò e in quel momento Tom provò una strana tenerezza. Si mosse ancora un po’ dentro di lui, fino a che non fu dentro del tutto.

«Tom, Tom… mmh… ti piace… avere qualcuno… dentro?» domandò per pensare a qualcos’altro, anche se gli interessava davvero sapere la risposta. In quel momento così intimo si stavano conoscendo almeno un po’, e gli sarebbe piaciuto approfondire in seguito il loro rapporto.

«Molto, a te?» sapeva che con quella domanda si stava riferendo a sé.

«Da morire, Tomi, è… fantastico» esclamò entusiasta baciandolo.

«Allora posso muovermi?»

«Sì, vai» assentì deciso più che mai, aggrappandosi alla virile schiena del rasta. Nei suoi sogni non era così bello, si sentiva pieno, era felice.

Tom uscì di poco e affondò, nel bagno si diffusero presto il loro respiri, ansimi e gemiti sommessi. Non pensava che anche tradendo il suo ragazzo si sarebbe sentito così bene, Bill lo stava facendo sentir davvero ad un passo dal paradiso. La sua ingenuità, mal destrezza che più volte gli era saltata all’occhio, lo rendevano adorabile, così come il modo in cui scivolava ogni volta che si faceva spazio in lui, riempiendo entrambi di un immenso piacere.

Quel ragazzo gli piaceva.

Bill spinse i piedi contro la parete opposta del cubicolo, arricciando le dita, mentre si tuffava in un bacio colmo di passione, godendo di quelle nuove sensazioni che lo estasiavano.

Gettò indietro il capo per permettere a Tom di baciarlo ovunque avesse voluto e che, senza ombra di dubbio, non esitò a leccare e mordere i suoi capezzoli, salendo poi fino alle sue clavicole, su per il collo fino alla bocca.

Sentivano di aver ormai raggiunto il limite, Bill era così stretto.

«Ugh… cazzo» ringhiarono, Tom venendogli dentro e Bill sporcando i loro stomaci.

Si sfilò svogliato ma soddisfatto accasciandosi a terra, seguito da Bill, che si accoccolò tra le sue braccia sudate.

«Grazie, grazie, grazie» Per ogni ‘grazie’, Bill gli donò un bacio sulle labbra; si lasciò cingere e nascose il volto nell’incavo tra la sua spalla e il collo. Tom iniziò ad accarezzarlo spontaneamente, gli baciò i capelli e inspirò il suo profumo afrodisiaco.

«Bill, vuoi che ti lasci il mio numero di telefono?» gli chiese svegliandosi all’improvviso dal suo torpore.

«Sì, sarebbe fantastico!»

«Perfetto, vieni» si alzarono rimettendosi i costumi, uscirono dai bagni e si diressero verso gli armadietti, ma Bill si blocco di colpo.

«Aspetta, non ho nulla su cui annotarlo» esclamò allarmato.
«Cellulare?»

«A casa.»

«Allora te lo scrivo sul braccio» sorrise e recuperò una penna dalla sua borsa, fece uscire la sfera e scrisse con una calligrafia perfetta e leggibile il suo numero sul braccio di Bill, che sorrideva sornione, perso nei suoi occhi color miele.

«Allora… ci sentiamo, Tomi?» lo sguardo di Bill trapelava una palese speranza.

«Ma certo» il rasta mostrò i suoi denti perfetti e gli accarezzò il volto.

«Io… devo andare. Grazie» mise una mano dietro il collo del rasta e lo attirò a sé, catturando le sue labbra in un ultimo e deciso bacio. Gli sarebbe piaciuto innamorarsi di Tom, ed essere corrisposto, magari.

Saltellò verso le vasche, mentre Tom lo guardava con uno sguardo felice e rilassato.

Stava per tuffarsi in acqua ma, all’improvviso, si ricordò del numero di Tom sulla sua pelle; sarebbe svanito sicuramente. Così, sempre con un sorriso stampato in faccia, fece marcia indietro.

Avrebbe potuto benissimo saltare quella lezione, aveva cose più importanti a cui pensare, in quel momento.





Note Finali:
Mi faccio già conoscere su codesto forum come la bimbaminchia che non sa scrivere.
Beh, è nata forse un mese fa, mentre studiavo matematica °-° e già questo indica che idee possano venire fuori.
Mi ricordavo solo quando in piscina sbavavo dietro ad un mio amico/conoscente, ma no, non mi riducevo come Billa, assolutamente!
Boh, fa schifo. A voi farà più ribrezzo di quanto non lo faccia a me.
 
Top
• Vanny ~
view post Posted on 3/11/2009, 12:52




è wow.
Davvero, l'ho letta anche in un'altro forum °-°
però non ricordo quale, confermo che mi piace da morire.
Anche perchè scrivi davvero bene, tanti dettagli - per impossibili da scrivere - , così tanti da potermi immaginare tutto (L)
 
Top
nìca.
view post Posted on 3/11/2009, 13:37




CITAZIONE (• Vanny ~ @ 3/11/2009, 12:52)
è wow.
Davvero, l'ho letta anche in un'altro forum °-°
però non ricordo quale, confermo che mi piace da morire.
Anche perchè scrivi davvero bene, tanti dettagli - per impossibili da scrivere - , così tanti da potermi immaginare tutto (L)

Su, coff coff, non diciamo fesserie, scrivo mediocremente, se non da schifo xD
Però grazie ugualmente xD


una cosa: HO OMESSO UNA I NEL TITOLO, MI SENTO UNA SCEMA.
 
Top
«Acid Soul»
view post Posted on 3/11/2009, 14:00




L'ho letta nel forum dei crucchi.
E' davvero meravigliosa, sappilo. (Y)
 
Top
nìca.
view post Posted on 3/11/2009, 21:06




*O*

Qualcuno la apprezza al posto mio xD

 
Top
Oshylla
view post Posted on 5/11/2009, 22:54




Ma allora ecco dove ti ho vista!
L'ho letta la settimana scorsa e mi è piaciuta un sacco *O*
 
Top
Sciugar«3
view post Posted on 5/11/2009, 23:28




Ma è bella! E scritta bene anche :-tet:
 
Top
nìca.
view post Posted on 6/11/2009, 15:30




CITAZIONE (Oshylla @ 5/11/2009, 22:54)
Ma allora ecco dove ti ho vista!
L'ho letta la settimana scorsa e mi è piaciuta un sacco *O*

E il caso è chiuso xD

Grazie ad entrambe!
 
Top
nìca.
view post Posted on 3/12/2009, 15:56




E io che, guardando Disasterpiece, avevo l'effimera illusione che non esistessero le loro fungherl.
 
Top
Sciugar«3
view post Posted on 4/12/2009, 19:04




Non ho capito :omg:
 
Top
nìca.
view post Posted on 6/12/2009, 20:21




Ma :omg: cosa- chi- che ci fa questo post in questo topic? :omg:
Io lo avevo scritto da tutt'altra parte!

Oddio. Mistero. :omg:
 
Top
Sciugar«3
view post Posted on 7/12/2009, 12:54




Forse avevi questa finestra aperta e l'hai scritto di qua per sbaglio :omg:
 
Top
11 replies since 3/11/2009, 12:13   685 views
  Share